venerdì 14 luglio 2017

Ecco come truccano le aste giudiziarie

Ragusa «Non mi hanno fatto partecipare all'asta giudiziaria». Una denuncia anonima alla Procura della Repubblica di Ragusa, nella quale si faceva presente come «qualcuno» avesse impedito la libera partecipazione a un pubblico incanto, ha scoperchiato il vaso di Pandora. È scattata un'inchiesta che si è andata ramificando, e oggi è caratterizzata da tre filoni. Ciò che sulla carta offre garanzie di trasparenza a chi è intenzionato a fare un acquisto approfittando di un'occasione, cela escamotage e sotterfugi per favorire, in molti dei casi, sempre gli stessi soggetti. 
Lo confermano i primi esiti dell'indagine affidata alla locale Guardia di Finanza e polizia, che fanno luce su un sistema illegale che coinvolge professionisti, avvocati, commercialisti, consulenti, «visitati» dagli inquirenti che hanno acquisito parecchia documentazione. È stata questa la chiave d'accesso al mondo blindato di chi monopolizza le aste giudiziarie. 
Si è notata la costante presenza di almeno 4 imprenditori della zona iblea alle aste, che seguivano lo stesso schema. Un trucchetto che caratterizza, poi, il sistema dei pubblici incanti in genere. Gli imprenditori sono d'accordo, sì che uno soltanto si aggiudichi l'immobile per poi spartirselo con gli «amici». 
Oltre alla sua sarà presentata solo un'altra busta con offerta inferiore. E fioccano conti esteri e si impinguano patrimoni facendo leva su estorsioni e usura.
Mentre nei territori più colpiti dalla malavita organizzata è il proprietario a intimidire l'acquirente, accade di frequente che sia l'esecutato a essere contattato dall'aggiudicatario, che vuole rivendergli l'immobile addirittura triplicandone il prezzo. L'esecutato, che manca di liquidità, intimidito, si fa prestare il denaro dal venditore. Su estorsione e usura verte l'altro filone d'inchiesta. 
L'anello debole è costituito dal nuovo sistema delle aste, che ruota attorno ai liberi professionisti. Un sistema tante volte deviato già nella partecipazione, con escamotage per fare andare deserta l'asta. Compiacenti i professionisti che fungono da «ganci», alle aste partecipano sempre gli stessi. È una lobby. Nessun altro può, perchè «ostacolato» o ingannato. In un sistema corrotto, la pubblicità è fatta quasi contemporaneamente all'avvio dell'incanto, o è ingannevole, o l'asta è disdetta e poi ricompare magicamente. C'è chi pubblicizza l'evento ma su canali poco fruiti, confidando nel «gruppo» operante fuori, per il quale si configura l'associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d'asta perché ostacola la partecipazione di «estranei». L'immobile è aggiudicato all'ultima asta utile, quando il prezzo è stracciato.
Per le aste servono assegni bancari su liquidità immediata. Chi deve pulire il denaro lo riversa in banca e può prendere parte all'asta. 
Su e giù per lo Stivale sono diverse le inchieste, anche se quello delle aste resta un mondo ancora poco scandagliato. Nell'ultima, quella di Ragusa, sono emerse irregolarità nella vendita all'asta della casa del muratore Giovanni Guarascio, che si diede fuoco il 14 maggio piuttosto che consegnare la casa.
È solo l'ultimo troncone d'indagine. Nel 2012 un'inchiesta disposta dalla Procura di Sassari coinvolse un impiegato delle vendite giudiziarie che cura la pubblicità delle aste. Le Fiamme gialle di Lecce nel 2010 eseguirono 11 ordinanze di custodia cautelare per una serie di reati tra cui estorsione, turbata libertà degli incanti e corruzione, scoprendo una rete di collusione tra professionisti, dipendenti e soggetti legati alla criminalità organizzata per quanto riguarda la vendita di beni mobili e immobili.
In Calabria nel 2008 si erano addirittura unite due cosche un tempo rivali. Con le aste ripulivano il denaro sporco.

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